Giorgia Meloni ed il fascismo

La signora Meloni, il cui pensiero profondo mi è sempre sfuggito, tempo fa ha affermato di sentirsi presa in giro dato che il suo partito e lei non possono intitolare delle strade a noti personaggi fascisti come Italo Balbo. 
Si sente poi assolutamente in disaccordo con l’idea che ci si debba proclamare antifascisti per poter accedere alle liste per una casa popolare. Lei crede che una simile pretesa sia assolutamente antidemocratica e che bisogna ribellarsi.
La signora Meloni, a questo punto, mi deve spiegare se non trovi discutibile scomodare la democrazia, e l’amore che le si deve, proprio quando sta difendendo la cultura fascista. E’ dalla democrazia che ci si aspetta la difesa delle idee fasciste? Proprio quella democrazia, voglio dire, che dal fascismo fu molestata, violentata e infine soppressa? Ma la signora Meloni non lo sa che da quando esiste una repubblica liberaldemocratica in Italia esiste il divieto di fare propaganda fascista? E una via intitolata a Italo Balbo cosa altro è se non questo, propaganda filofascista? 
Una cosa la Meloni non ha capito: che tutte le opinioni sono difendibili sino a quando non pretendono di smettere di essere tali. Nel momento stesso in cui cessano di esserlo, e pretendono di sostituirsi a tutte le altre, di diventare l’unica opinione possibile, ossia la Verità, entriamo nel campo di quello che si chiama integralismo ideologico o religioso. L’opinione diventata verità è sostegno della dittatura politica – vedi il fascismo in Italia o il comunismo in Russia – o religiosa – vedi il regime dei vergognosi ayatollah o dei cosiddetti reali sauditi in Iran ed in Arabia Saudita -.
Il fascismo è stato questo, la morte delle opinioni che fossero diverse da quelle di Mussolini e della sua cricca. Con che faccia tosta la sciura Meloni – che certamente non svetta per competenze culturali, basti pensare che crede che Dublino sia una città inglese, che gli abitanti degli Usa siano 120 milioni, che sia presente molto petrolio in Senegal, e così via, di sciocchezza in sciocchezza – scomoda la democrazia per sostenere l’Opinione, alias verbo mussoliniano, che la democrazia affossò, diventata come fu verità di regime?Come osa equiparare una via a Mazzini o a Garibaldi ad una a Italo Balbo, noto picchiatore e tra i fondatori dello squadrismo italiano? Come osa? 
Sarei invece d’accordo con chi sostenesse che come non bisogna fare propaganda fascista non bisogna fare neppure quella stalinista, e  che una via a Iosif Stalin sarebbe altrettanto inaccettabile di una dedicata a Benito Mussolini e soci (che poi tanto socio di Mussolini Italo Balbo non fu se venne abbattuto sui cieli di Tripoli da “fuoco amico”, come alcuni sostengono…)
Diverso è il caso della dichiarazione obbligatoria di fede antifascista per avere una casa popolare: voglio dire, se una persona si è macchiata del reato di propaganda fascista potrebbe essere esclusa da alcuni privilegi  della nostra liberaldemocrazia, tra cui quello di ottenere una casa popolare; ma se una persona si tiene per sé le proprie opinioni politiche e chiede di avere una casa popolare, nessuno dovrebbe pretendere di indagare in anticipo sulle sue idee. E’ cioè tutta una questione di gradi, mi pare. 
Deve essere la democrazia, insomma, a far capire che il fascismo fu la sciocca, ignobile ed ipocrita avventura di un voltagabbana prima al soldo dei francesi e poi sostenuto da un re avido, traditore e miope: se la democrazia non è in grado di far comprendere questo, come del resto la mostruosità di molte scelte di Stalin e di altri cosiddetti compagni comunisti, dimostra una grande fragilità.
Detto questo, se abbiamo una Meloni che sostiene di voler intitolare una piazza ad Italo Balbo abbiamo un problema: il problema di una politica che non ha capito cosa sia stato il fascismo, tanto più se la vuole fare, la dedica della strada a Balbo, non solo con gli strumenti ma – attenzione – in nome di una liberaldemocrazia che si rigirerebbe nella tomba a saperlo, se in una tomba stesse già (come vorrebbero i fascisti di ieri, di oggi e di domani, i fascisti di sempre insomma). 
Ma grazie a dio la liberaldemocrazia italiana morta non è, non ancora, e questo nonostante tutti i tentativi di gente come la Meloni di scavare nella roccia della moderna democrazia italiana di goccia in goccia: ieri la goccia della via a Balbo; oggi la goccia di dare il nome di un altro gerarca fascista ad una nave, o a una scuola; ieri, oggi e sempre lo spauracchio degli stranieri nemici dell’Italia (gli stranieri poveri, perché quelli ricchi le piacciono eccome, altroché! Eppure il cristianesimo non sostiene esattamente questo: voglio dire, la Meloni è pure cristiana, no? E come mai non le piacciono i poveri? Mah… Usare il cristianesimo solo come una mazza contro chi cristiano non è mi sembra un’operazione di bieco populismo, o sbaglio? Il cristianesimo difende la solidarietà e l’amore: chi non lo capisce è meglio che non lo sbandieri, soprattutto se intende farlo solo per creare il cerchio magico degli italiani cristiani in contrapposizione a coloro che, per lo più stranieri, cristiani non sono – del resto anche chi scrive cristiano non è, ma non per questo si sente meno italiano di una signora che della cultura del nostro paese non sembra conoscere granché, diciamolo pure -)
Studiasse quindi, la sciura Meloni: studiasse e capisse una volta per tutte cosa fu il fascismo. Una lurida forza antidemocratica sostenuta da una elite di privilegiati che gridarono al pericolo comunista solo e soltanto per difendere i propri interessi contro le masse povere che, all’epoca in Italia, chiedevano semplicemente qualche sacrosanto (lo vogliamo dire?) diritto in più considerate le immani sofferenze patite durante la Prima Guerra Mondiale e l’immediata crisi post bellica. 
Sofferenze che le elite non affrontarono, di certo non in grande quantità, per non parlare dei tanti industriali italiani che sfruttarono il primo conflitto mondiale per arricchirsi oltre misura anche vendendo armi al nemico (al nemico, proprio così, avete capito bene!): quelli sì furono i veri nemici del popolo e della nazione; quelli cioè, che, guarda caso, il signor Mussolini decise di servire – e da cui venne servito in una dialettica continua di dare e ricevere – per appropriarsi del potere.
Quando la signora Meloni si vorrà prendere la briga di leggere non dico cento ma almeno dieci libri di fonti diverse sul fascismo, forse capirà che tale fenomeno è per lo meno problematico, molto problematico (come il comunismo, sia chiaro), e che non vale la pena scomodare la liberaldemocrazia, di cui fu carnefice in Italia, per difenderlo.

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