Il bacio dei Giuda

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Ei fu,
siccome immobile, dato il mortal respiro, stette la spoglia immemore, orba di tanto spiro.
Ovviamente, mi sto qui riferendo ad un Governo, non ad un uomo, ché di Napoleoni questo Governo, in effetti, non ne annovera.
Alla fine l’hanno vinta i Cinque Stelle.
L’hanno vinta con la malcelata soddisfazione di chi, onestamente mediocre, si gode la vittoria, la sensazione di chi pensa “Avevo ragione io”. Mentre “l’alleato”, Salvini, si lecca le ferite.
Almeno, così sembrerebbe.
Intanto Salvini si presenta alle telecamere con l’espressione rilassata, e con l’idea che il suo nemico non sia il socio di Governo, dal quale sino ad un attimo prima sembrava in procinto di staccarsi, bensì i soliti “gufi”, quelli che vogliono la morte dell’attuale Esecutivo.
Da una parte quindi Salvini desidera che la gente abbia chiaro chi sia il vero avversario, ossia i nemici esterni del Governo, non chi il Governo lo forma: dall’altra sembra contraddirsi proprio quando esprime in apparenza parole chiare, quando aggiunge che non è il momento di staccare la spina dato che le attuali condizioni economiche dell’Italia non lo permetterebbero. Con questo a) lasciando aperto il sospetto che se le condizioni fossero state diverse i Cinque Stelle avrebbero meritato una reazione ben diversa da parte sua, e b) sfruttando tali condizioni come volano positivo per la propria immagine, quando avrebbero dovuto fare ben altro.
Infatti Salvini tralascia di dire di chi sia la responsabilità di tali condizioni economiche disastrose, quasiché il constatare che egli sia consapevole della loro presenza  lo purifichi da ogni altro sospetto, dal fatto cioè di essere lui uno di coloro che ne portano la colpa.
A meno che la finezza non consista proprio in questo: nel suggerire, esprimendo consapevolezza circa le difficoltà economiche, che lui non ne abbia colpa, perché il sospetto maggiore dovrebbe cadere invece su chi tali difficoltà sembra non vedere, su chi è pronto ad una crisi di Governo pur di “averla vinta”.
“Averla vinta su chi?” sembra voler suggerire Salvini, “Non vedete che se cadiamo noi cade l’Italia?”
Gli italiani intanto possono leggere tra le righe, che cioè lui questa cosa l’ha ben chiara, e per intanto va bene così.
A questo punto la domanda vera è: ma lei, caro Salvini, perché si è ficcato in un simile ginepraio se ha l’occhio così lungo? E perché c’è cascato se sapeva sin dall’inizio, per sua stessa ammissione, che la questione della Tav era un cavallo di battaglia dei grillini, un punto imprescindibile? Contava forse su di un loro ripensamento? Puntava su di un loro ammorbidimento?
Ed ecco, in effetti, un altro messaggio subliminale che ieri Salvini ha inteso lanciare agli italiani che saranno presto chiamati a pesare sia lui che i colleghi di Governo alle elezioni europee: egli, Salvini, è disponibile agli ammorbidimenti in nome del bene degli italiani, loro no. Ma chi è disponibile ad essere più morbido è anche più saggio, basta che la morbidezza non passi per debolezza.
In questo senso Salvini deve stare più che attento, attentissimo, in quanto se da un lato il  buon senso è apprezzato dalla gente, non lo è l’arrendevolezza, che col buon senso non va d’accordo.
Spesso si parla di un Governo che vuole essere tale, ma che intende svolgere anche la parte, ebbene sì, dell’opposizione: ecco, Salvini vuole fare il Governo, ma anche, ebbene sì, il mediatore. Un mediatore tra l’Esecutivo e gli italiani, un mediatore attento però a non sembrare debole, e questo significa riuscire a non far passare per limiti gravissimi scelte del passato, a partire da quella di creare un Governo coi grillini, perché una simile “debolezza”, diciamo così, costerebbe cara al capo leghista.
Egli è disponibile a fare concessioni, e quanto più le farà senza apparire debole, tanto più sembrerà un, anzi “il” mediatore, e quindi il soggetto forte, tra i grillini e gli italiani, il bene dei quali lui sa qual è in una situazione di crisi che ad altri, alias Di Maio, sembra evidentemente sfuggire. Una situazione, quindi, di cui sono, i grillini, i primi responsabili: è, insomma, il furore ideologico stesso dei rappresentanti dei 5stelle ad esporli al gioco di Salvini, per il quale sono onestamente dei facili bersagli.
Quanto più Salvini riuscirà a sembrare un mediatore in maniera convincente, lui che sino ad un certo punto si è detto disponibile a fare concessioni al contrario degli altri, tanto più sarà  in grado di smettere di farlo, il mediatore, quando le condizioni risulteranno mature per permetterglielo.
Chi ha fatto il mediatore sa quando è il momento di non farlo più: si tratta di un vantaggio che i grillini, in questa continua partita a scacchi con Salvini, non possono sottovalutare.
Di Maio ieri ha indetto una conferenza stampa vera, con le domande dei giornalisti, per mettere i puntini sulle “i”, per dire le cose come stanno: non ha svolto però la parte del mediatore, bensì solo quella di chi ha ragione, programma di governo alla mano, ma è proprio questo che un mediatore non deve fare, impuntarsi nonostante o appunto perché ce l’ha questa benedetta ragione .
In tal senso, Salvini sa come parlare alla gente normale, mostrando equilibrio, e soprattutto ragionevolezza.
Salvini non si appella insomma alla Ragione, né vuole averla (neppure quella con la “r” minuscola). L’appello alla Ragione è figlio dell’ideologia, e i grillini questo sono, suoi figli: figli che prima o poi moriranno uccisi dai demoni che tale Ragione sempre sprigiona se non corrono ai ripari, se non saranno disponibili a cambiare rotta.
Difficile dire quale possa essere però: la luce della Ragione spesso acceca, e gli scogli stanno sempre in agguato.

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