La Francia va rimessa al suo posto: ne va dell’immagine dell’Europa “unita”. Speriamo che lo capisca anche il Pd.

francia mantenuta
La Francia ha un sistema industriale fortemente integrato con le risorse africane che può sfruttare.
Questa verità lapalissiana sembra sfuggire agli amici del Pd, che spesso, troppo spesso negli ultimi tempi, non sembrano lucidissimi quando si parla dei cugini d’Oltralpe.
E allora mi chiedo: dovevamo aspettare i Cinque stelle per urlare che il re è nudo? Dovevamo cioè sentirci dire da un Di Maio qualsiasi che la Francia ha un apparato industriale così fortemente integrato con le risorse africane sfruttate impunemente che senza di esse andrebbe incontro ad un tracollo?
Nel frattempo i signori del Pd  si sono stracciati le vesti quando Di Maio ha detto la verità, complice il fatto che a Renzi piace ogni tanto far visita al suo amico Macron all’Eliseo, per non parlare del modo superficiale con cui lo difende, anche sui canali tv francesi, da una Le Pen che sembra oggettivamente più di sinistra di loro due messi assieme.
Voglio dire: di Macron posso capirlo, dato che non  lo è, di sinistra. Ma di Renzi? In effetti anche Renzi non è di sinistra quando si parla di economia, e non ha nessuna intenzione di sembrarlo: eppure se cerca un forte alleato in Macron è perché – dice lui – lo considera un antisovranista.
Macron un antisovranista? Macron, cioè il più bonapartista presidente francese dai tempi di… Napoleone III?
Molti italiani non lo sanno, ma Renzi a molti europei sembra un comico, con quell’espressione imbambolata che lo fa assomigliare a Mr. Bean (salvo poi riscattarsi appena apre bocca, siamo d’accordo): a me, invece, sembra tale, un comico, quando sostiene delle posizioni incredibilmente ridicole. Ripeto: Macron un antisovranista? Macron? Ma quando mai!
Macron, il più infido e pericoloso sovranista europeo, è il vero problema dell’Europa: egli dice di essere per l’Unione solo in funzione nazionalista, nel senso che la vuole usare per far crescere la Francia – la sua politica, la sua economia, la sua cultura – ai danni del continente, che ovviamente per lui non può che ringraziare, dato che un’Europa francesizzata è molto meglio di un’Europa che non lo è (altro che Europa germanizzata, insomma).
Di sicuro Macron non sta mirando ad una Francia più europea, e i continui duetti con la Germania per una questione di immagine, la proposta di un seggio permanente per la sola Berlino al Consiglio di sicurezza che cementi il suo rapporto coi tedeschi a livello continentale, il rifiuto di vendere società francesi ai partner europei oltreché a tutti gli altri (anzi, soprattutto agli europei), il tentativo di fuga a due con la Germania che ha nel Patto di Aquisgrana e nell’ostilità all’acquisizione dei cantieri di Saint Nazaire da parte italiana una cartina di tornasole, non fanno che dimostrare quanto sovranista sia il bonapartista Macron (lui come molti, troppi manager francesi, incoraggiati soprattutto di questi tempi, mi pare, a seguire un gioco molto aggressivo sui mercati internazionali. Si pensi al fronte italiano – Saint Nazaire appunto, ed ora, ahimé, Luxottica -, ma anche a quelli olandese e giapponese con casi recentissimi).
La controparte di Macron in Italia non è Salvini, è la Meloni.
O meglio: può esserlo sul piano delle intenzioni a proposito dei migranti: peccato, però, che il Presidente francese ne accolga di fatto meno di Salvini, mentre per quanto riguarda l’economia sia ben più spregiudicato del leghista a livello di “difesa” – chiamiamola così – del proprio apparato produttivo.
Macron vuole far ridiventare la Francia una superpotenza, l’ha detto lui. Per riuscirci deve usare l’Europa come trampolino di lancio, e l’Africa come piscina dove nuotare indisturbato.
Ora i Cinque stelle l’hanno criticato e lui annaspa. Non escludo che l’attacco dei francesissimi Lagarde (Fmi) e Moscovici (Commissione Ue) siano almeno in parte collegati all’aggressione italiana al progetto bonapartista macroniano. Voglio dire: ci vuole poco ad  attaccare l’Italia, è il bersaglio giusto da colpire ed affondare grosso e lento come è, ma quello che desidero sottolineare qui è che è proprio questo ciò che i francesi intendono fare se Roma si permette ancora di agitare le acque del fetido stagno neocolonialista francese.
Fortuna che ci sono gli amici del Pd che riescono a mettere le cose a posto: a proposito della Libia, ad esempio, l’onorevole Sassoli è riuscito di recente nell’impresa impossibile di giustificare la Francia a caccia di pozzi petroliferi e di commesse per le proprie aziende ai danni dell’Italia, asserendo che Parigi non ha tutti i torti a sostenere il generale Haftar.  Parigi – non dimentichiamolo mai – ha aggredito Gheddafi perché il leader libico poteva svelare alcuni altarini di Sarkozy, e per via del suo progetto di attacco al franco Cfa, uno strumento neocolonialista, sulla cui responsabilità scrisse anche l’intelligence americana al Segretario di Stato dell’epoca, la Clinton, in documenti top-secret.
Intanto Parigi succhia beata il sangue a ben 14 paesi africani, impedisce loro di crescere a livello industriale, droga la propria economia anche in funzione di egemonia europea, compete da una posizione di vantaggio con le altre nazioni del continente che sfacciatamente neocolonialiste come lei non sono più (grazie a dio!), non vede di buon occhio la crescita dell’Italia che su molti mercati è la sua principale concorrente, e per impedirlo fa shopping nella Penisola con risorse che non avrebbe se la sua politica bonapartista, in primis in Africa, fosse contrastata, e nonostante tutto ciò che fanno i signori del Pd? Difendono l’indifendibile, difendono cioè la Francia e la sua politica arrogante e aggressiva non solo in 14 paesi ancora poverissimi a causa sua, ma addirittura in Libia! Ringrazio alcuni (solo alcuni, per carità) politici del Pd di esistere: con le loro considerazioni, infatti, mi fanno sentire un genio della politologia.
Credo che la Francia debba essere accompagnata alla porta, altro che tappeto rosso e fanfare: se Parigi non capisce che la sua politica neocolonialista è fuori tempo massimo devono essere gli altri paesi europei a farglielo comprendere, prima che intervenga la Cina (che qualche segnale in tal senso l’ha già lanciato in realtà).
La Francia non sta facendo del bene all’immagine dell’Europa, tanto più ora che è “unita”: lo vogliamo capire?
L’Europa, che dovrebbe chiedere scusa da qui all’eternità per la sua politica colonialista (ossia fascista – o mafiosa -) senza vergogna, l’Europa accetta ancora che uno dei suoi membri più importanti la esponga all’odio e alla disapprovazione di gran parte del resto del mondo? Ben venga quindi la critica grillina a Macron. Una critica che però deve essere razionale, non sviluppata per ragioni elettorali. Si tratta di cose serie, insomma.
Il Pd nelle cose serie e di livello internazionale non è più in grado di dire la sua? Spero di no, ma nel caso chiedo ai grillini di farlo da soli. E’ chiaro, insomma, che non soltanto l’Africa ha bisogno di politici onesti, coraggiosi e lungimiranti che siano capaci di dire no all’arrogante invadenza francese: anche l’Europa ha una simile necessità, e se la Francia è una minaccia per i nostri interessi, ebbene, forse è venuto il momento di prendere coraggio, e, assieme ai paesi di buona volontà, sviluppare una politica capace di condurre Parigi a più miti consigli.
Una Francia che si sente oggetto di politiche ostili – come ha definito l’Eliseo quelle sacrosante grilline di qualche mese fa – può fare del male alla Penisola, lo sappiamo benissimo. Ma è proprio vero che l’Italia, coi suoi eventuali alleati in un’operazione di verità, non possa replicare con efficacia a Parigi? Io credo che essere dalla parte della ragione – e della storia -, almeno per una volta, non possa che giovare.
Dopotutto qui, signori miei, non si tratta solo di Africa (che già basterebbe, sia chiaro): qui si tratta anche, e soprattutto – ahimé – di Europa. Perché Macron in un’Europa unita non può muoversi come un elefante, e se qualcuno lo critica rispetto a delle politiche che coinvolgono di fatto tutto il continente almeno a livello di immagine, ebbene, deve accettare il confronto o tacere: altro che intravedere una politica aggressiva nelle iniziative grilline, ossia quella politica che è proprio lui a sviluppare zitto zitto in Africa; lui come i suoi predecessori, sia chiaro.
Macron sta esponendo gli altri europei a dei pericoli non da poco: fermiamo, quindi, la Francia bonapartista prima che sia troppo tardi, oppure rimettiamo in discussione i valori dell’Europa, che dalla Francia falsamente europeista non vengono sostenuti nei fatti.
So che la Francia è una buona cliente delle merci italiane: ma per un piatto (per quanto abbondante) di lenticchie dobbiamo tradire i valori alla base dell’Unione europea? Che razza di ipocrisia è mai questa? O forse i valori europei valgono solo all’interno dei confini continentali? Perché è questa, probabilmente, la vera domanda da porsi.

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