Caro Ministro Di Maio…

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Gentile Ministro Di Maio,
entro una settimana l’Unione europea dovrà ottenere una risposta dall’Italia riguardo al rispetto mancato dei parametri europei.
Siamo sotto esame.
In effetti ce lo meritiamo, considerato che non si capisce come mai un paese benestante come il nostro debba continuamente fare deficit.
Mi chiedo – e chiedo a lei che è così attento al Sud – se il debito italiano non sia dovuto soprattutto al sostegno della crescita (mancata) del suo amato Mezzogiorno, ma sorvolo: non intendo rigirare il coltello nella piaga.
Né mi chiedo se molta della spesa pubblica sia usata per sostenere una pubblica amministrazione che spesso, troppo spesso, mette i bastoni tra le ruota alle aziende private. Ma, si sa, la pubblica amministrazione è un serbatoio di voti che non si può toccare, chiunque vada al Governo.
Poi c’è il discorso delle pensioni, con gente che ha potuto usufruirne dopo pochi anni di lavoro, e la questione dell’esercito dei furbetti dell’invalidità, gente che pensa che gli altri li debbano mantenere anche se sono sani come pesci.
Tutte questioni che conosciamo purtroppo, un malcostume generalizzato che ci fa vergognare di essere italiani.
Voglio dire: ognuno ha degli scheletri negli armadi, non lo sto negando. Ma ci sono scheletri e scheletri.
Scheletri da balena sono quelli degli indecenti signori, e signore, che fanno finta di essere ciechi quando ci vedono benissimo, o che fanno finta di essere indigenti e poi hanno entrate importanti, quando non milionarie.
Un paese da mettere in riga, il nostro.
Ma che siano gli altri a farlo, ebbene, suona strano.
La Germania, si sa, viola molte regole comunitarie, ma nessuno riesce a farsi valere, non si capisce perché. Per via della solita prepotenza teutonica, immagino.
I paesi dell’Est sono quelli che incassano soldi dalla Ue e poi dicono di non voler sottostare alle sue regole, soprattutto quando si parla di migranti.
L’Olanda, tanto osannata, prima concorre ad un bando per diventare sede di una prestigiosa agenzia europea, e poi si scopre che la sede non c’è. Sembra che i furbetti stiano a tutte le latitudini, insomma.
La Francia, poi, è la Francia, riprendendo una famosa uscita di Juncker.
La Francia ha, con la Germania, un’economia drogata, per motivi diversi. Ma mentre quelli tedeschi hanno a che fare col resto d’Europa, quelli francesi con l’Africa.
Senza l’Africa che sfrutta in maniera indecente ancora oggi, la Francia avrebbe, stando a cifre ufficiose uscite su ItaliaOggi, 500 miliardi di dollari in meno all’anno. 500 miliardi! Soldi che farebbero comodo a chiunque, e non solo a Parigi. Soldi con cui la Francia sembra più ricca di quella che è, e coi quali fa una concorrenza sleale agli altri paesi europei, e tra di essi soprattutto all’Italia. Concorrenza sleale che sviluppa, in tutt’altro modo, anche la serissima Germania.
Quindi Parigi non solo sfrutta l’Africa, con ciò impedendole di crescere: ma crea problemi pure agli europei, soprattutto se sono diretti concorrenti come gli italiani.
Ecco perché Parigi ha convocato l’ambasciatore francese quando Roma ha osato dire la verità circa l’attuale sfruttamento francese del continente nero. Ecco perché ha usato, e continua a usare, toni mielosi, quando il pericolo è rientrato, ma il rischio di vederlo riemergere no.
Un’Italia in difficoltà è una Italia difficile da gestire anche dal punto di vista delle comunicazioni politiche.
Lei, caro Di Maio, ha fatto  scalpore quando sostenne che senza l’Africa la Francia sarebbe molto più povera. Disse la verità, ma guai a ricordare qualcosa che pure i presidenti francesi – i presidenti francesi! – avevano ammesso: anche perché se essi lo avevano riconosciuto era per sostenere la presenza di Parigi in Africa, e non per il motivo contrario, come ha  fatto lei.
Ora, in un momento di grave difficoltà per Roma, si teme un altro attacco italiano a qualche bersaglio grosso dell’Europa: e, a parte Berlino, il bersaglio più grosso, ora che c’è la Brexit in atto, è Parigi.
E come sia la Lagarde che Moscovici, ossia i cani da guardia dell’ortodossia francese, erano stati particolarmente aggressivi, ognuno dall’alto del proprio scranno, con Roma subito dopo il suo attacco alla Francia, ora, per evitare che si ripeta, si mostrano i più diplomatici, i più accomodanti possibili: Moscovici parla di porta sempre aperta, la Lagarde addirittura di “genio italico” che va rimesso in campo per uscire dalla crisi permanente della penisola.
Sviolinate di cui farei volentieri a meno.
Incominciasse Parigi a provare a fare il paese onesto, e allora potrà pretendere di alzare il ditino con Roma. Idem per Berlino. Ma ai miei occhi la colpa di Parigi è peggiore di quella tedesca perché riguarda popoli poverissimi, che non possono difendersi come gli europei.
So che gli amici del Pd si strapperebbero le vesti a leggere una riflessione del genere: anche perché calcolano che la bilancia commerciale Francia-Italia è a favore della penisola, e quindi è meglio non irritare i cugini. Stesso discorso con l’Unione europea, verso la quale vanno il 60% delle nostre esportazioni, ossia una voce fondamentale della nostra economia.
Detto questo, certe verità occorre urlarle, soprattutto in certi momenti, soprattutto da parte di un paese con grandi qualità come il nostro, al netto delle mie considerazioni iniziali.
Per questo esiste la politica: la buona politica per capire non solo i pro e i contro in cui si trova il nostro paese, ma anche i pro e i contro della comunicazione da sviluppare.
Da cose del genere si vede il politico di razza: tutto il resto fa parte del mondo dei politicanti.

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