Recensione a “La guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo

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Il libro di Cazzullo è interessante per vari motivi.
Intanto ci fa capire quanto siamo fortunati a vivere in un’epoca di pace.
Quando si scatena la guerra – la Prima Mondiale in questo caso – le forze dell’irrazionalità prevalgono ovunque, anche sul fronte amico, e spesso i soldati, per sfuggire alla disciplina da serial killer che dominava allora nell’esercito italiano in prima linea (almeno sino a quando a comandare era stato il famigerato generale Cadorna), preferirono arrendersi agli austriaci, dai quali non sarebbero stati uccisi per un mancato saluto militare all’ufficiale incontrato per strada.
E’ anche vero che la Prima Guerra Mondiale è stata l’occasione principale a disposizione del giovane Stato italiano dell’epoca per dimostrare di essere diventato una nazione unita: anzi, si può dire che è stata la guerra, la Grande Guerra, come sottolinea l’autore, a renderlo tale.
Le guerre, infatti, non portano – incredibile dictu – solo effetti negativi. Si pensi, ad esempio, alla Seconda, il cui risultato principale in Europa fu, forse, quello di agire da volano alle sacrosante rivendicazioni delle donne (e dei popoli extraeuropei colonizzati dagli imperialisti inglesi e francesi rispetto al loro anelito di libertà – con la guerra, infatti, molti neri smisero, ad esempio, di credere che i bianchi fossero immortali, e quindi invincibili! -).
Detto ciò, le storie che rappresentano l’intelaiatura del libro di Cazzullo riescono, focalizzandosi su singoli episodi e personaggi emblematici, a fornire l’idea a) di cosa davvero sia stata questa maledetta Grande Guerra nata quasi per caso, e b) di cosa ha dovuto subire un’intera generazione di ragazzi catapultati dal tepore della casa, e degli affetti familiari, al freddo della trincea, e ai suoi orrori. Orrori che si estero alle donne, alle sorelle e alle madri dei giovani militari, specialmente nei territori occupati dal nemico. Un nemico che considerava traditori tutti gli italiani, i quali, quindi, non potevano accampare ragioni morali per pretendere il rispetto del proprio onore da parte dei soldati invasori: l’onore delle donne, ovviamente, ma anche quello dei loro mariti, fratelli e padri.
Una situazione di barbarie generalizzata, insomma, a cui ancora oggi guardiamo con orrore se messi nelle condizioni di poterlo fare: ed il libro di Cazzullo proprio questo ci permette, ci consente, cioè, di nutrirlo per via del quadro realistico che riesce a tratteggiare.
Un libro, quello di Cazzullo, da adottare – come alcuni altri – nelle scuole, io credo. Interessanti anche i testi consigliati dall’autore per farsi un quadro preciso del conflitto, per capire, cioè, un passato neppure lontanissimo, se ci si pensa, soprattutto rispetto agli effetti che è ancora in grado di determinare.
Non ci dimentichiamo, infatti, che è sulle rovine della Prima Guerra Mondiale – rovine, sì! – che è nato in Italia il movimento fascista, sempre pronto a rialzare la testa: a rialzare la testa – intendo dire – tramite tutti coloro, e sono tanti, che libri come quelli di Cazzullo non hanno la voglia, o l’onestà intellettuale, o la capacità, di leggere. Gente ignorante, insomma, a tutti i livelli.
Mi si permetta a questo punto una nota di colore: la già neofascista Giorgia Meloni, ad esempio, a cui piace pontificare come se davvero fosse un’intellettuale, interrogata a proposito di città inglesi riuscì a mettere nell’elenco Dublino, mentre in un’altra occasione sostenne – fornendo un’informazione non richiesta – che gli abitanti degli Usa sono 120 milioni (invece di 326: tutte affermazioni che si possono trovare in rete, non sto inventando nulla, naturalmente). Quisquilie, replicheranno alcuni: da quando in qua, infatti, i politici italiani devono essere istruiti, o addirittura colti? Eppure… Eppure questo esempio emblematico per me significa qualcosa. Che cosa? Che, sebbene non tutti i (neo)fascisti, o i (neo)nazisti, furono – o sono – ignoranti, il sospetto è che oggi lo siano la maggior parte, perché una lettura attenta – ma anche empatica – della storia non può far sfuggire che l’avventura dei totalitarismi di destra, e pure di sinistra – sia chiaro -, fu un disastro, e ciò a prescindere dall’esito della guerra (Stalin “la vinse” – diciamo così -, ma a mio avviso non fu migliore di Hitler, e fu senz’altro più feroce di Mussolini).
Il testo di Cazzullo si ferma alla guerra, però, ed è un primo assaggio che fa aumentare l’appetito di chi vuol provare a capire davvero le cose.
Libri da leggere assolutamente sulla Prima Guerra Mondiale, secondo l’autore di Alba? “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu (che già conoscevo) e “La guerra bianca” di Mark Thompson (che non conoscevo, e che Cazzullo definisce “forse il più bel libro sulla Grande Guerra”).
Seguirò di certo il consiglio. Le recensioni arriveranno a stretto giro.

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