
Il Caso Djokovic mi interessa non tanto per le idee strampalate di un campione di tennis, che solo per tale motivo non è di sicuro un genio.No, mi interessa invece tutta la gente che lo osanna per le strade di Belgrado e per l’iniziativa del ministro degli esteri serbo (nonché del suo presidente) che chiama il collega australiano per difendere il suo connazionale campione. Un po’ come se quello argentino avesse chiamato quello italiano quando Maradona era stato accusato di usare stupefacenti.Temo che vivere in un piccolo-medio paese per un grande campione planetario sia una vera pacchia: coccolato sino all’eccesso, viene addirittura viziato, e ora lui crede che tutte le città del mondo siano come Belgrado, dove può evidentemente fare quello che vuole impunemente. Diciamo che è tutta la società serba che non ne esce benissimo…
Per quanto riguarda invece la povera regina d’Inghilterra (che in realtà è una definizione sbagliata in quanto lei è “regina” di tutto il Regno Unito), ebbene, è chiaro che la sua iniziativa di mantenere il figlio Andrea in uno stato di limbo, in cui è e rimane Altezza reale ma solo in parte, e comunque fuori dai circuiti ufficiali, come a prendere le distanze in vista del Giubileo (ma non solo), è chiaro che tale iniziativa, dicevo, ha anche un altro scopo. Quello cioè di mantenere integra l’immagine della monarchia, e solida di fronte al paese, operazione utile in generale, ma anche in vista di un processo contro Andrea negli Usa: perché la monarchia potrà aiutare meglio il principe avendo ancora della credibilità da spendere agli occhi dei britannici. La monarchia ha fatto quello che doveva contro Andrea, ossia quanto le permette di essere ancora amata da molti sudditi e capace di trasmettere per proprietà transitiva un po’ del suo appeal anche a Andrea, quando avesse bisogno di aiuto da parte di tutto il paese, cosa che potrebbe capitare molto presto. Si tratta di una buona tattica, tutto sommato, anche se il rischio per il cosiddetto principe è quello di venir condannato in contumacia, se a Londra gli fosse permesso di non partecipare (o gli fosse espressamente vietato di farlo) al processo negli Usa.
A proposito di regina: qualcuno ha notato che se è il re a comandare la moglie si può fregiare del titolo di regina mentre non è vero il contrario, per cui se a comandare è la regina come nel Regno Unito il consorte è al massimo un principe? Come se, a parità di ruolo, a prevalere debba essere sempre l’uomo. Un retaggio maschilista – mi pare – che forse è venuto il momento di combattere e cambiare come si fa in altri ambiti. Se il principio che il maschio non debba considerarsi superiore alla femmina è un valore da difendere, lo deve essere anche tra i monarchi: anzi, soprattutto tra loro direi.
Berlusconi al Quirinale? C’è l’episodio di una famosa serie tv in cui il padrino impersonato da Al Pacino dice di un “collega” megalomane incontrato a Cuba che il suo vero difetto è quello di “sentirsi immortale”. Temo che questo, più ancora del desiderio di morire sul colle più nobile d’Italia, sia il vero problema del capo di Forza Italia (che con la mafia non c’entra nulla, ovviamente). Purtroppo (o per fortuna, per lui come per chiunque intendo dire) immortale non è, e credere che il suo prestigio internazionale sia almeno pari a quello di Draghi è un fatto incredibile, dato che tutti sanno che, a torto o a ragione, non è così, al di là del desiderio ossessivo di Berlusconi di sentirsi amato da ogni italiano. Chi è che consiglia Berlusconi? Il fido Letta? E allora gli apra gli occhi, no? In realtà, io credo che l’ex Cavaliere sappia che la sua sia una missione (quasi) impossibile, ma prima di tutto dovrebbe capire che un uomo non dovrebbe candidarsi a una carica del genere a quasi 86 anni d’età, con un pregresso clinico come il suo, a prescindere da tutto il resto. Lo dico anche per lui, la vita al Quirinale non è facile e rilassante come si pensa, al di là di tutte le questioni dei suoi rapporti con la magistratura che si troverebbe, se eletto al Quirinale, a capeggiare per ironia della sorte.
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