BRIVIDI di pansessualità sul palco di San Remo?

“Brividi” ha vinto a San Remo.

Ha vinto anche contro la bella canzone di Elisa, da alcuni considerata superiore. Non da me, soprattutto per una questione di contenuti.

So che alcuni noti personaggi televisivi (di una certa età) hanno criticato i due della canzone perché a San Remo, secondo loro, si canta e basta (non si fanno tante “moine” insomma). Come dire che Michael Jackson non avrebbe mai potuto partecipare a San Remo poiché non stava mai fermo sul palco, per non parlare poi dei Maneskin dove Damiano, quando ha cantato “Zitti e buoni”, non mi pare abbia lesinato avvicinamenti e toccamenti ai suoi colleghi, compresi i maschi: per non dire del vestito di pizzo indossato da tutto il quartetto di Roma, che tanto è stato criticato addosso al povero (si fa  per dire) Blanco, e questo per un motivo chiaro, che esporrò. 

Ed insomma, i cantanti di oggi, soprattutto se giovanissimi, sono diversi da quelli di una volta, come lo sono pure i costumi dell’Italia. Per fortuna, aggiungo io, e dispiace che persone con una buona cultura sembrino più bacchettoni di certi personaggi che nessuno prende sul serio neppure al bar. 

E così, come direbbero i Maneskin, “parla, la gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla, tu portami dove sto a galla ché qui mi manca l’aria!” 

A parte le battute, il duetto in “Brividi” è bello, anche scenico, la voce di Mahmood pure, come la combinazione, a tratti, con quella di Blanco, ma è soprattutto l’idea di portare il tema dell’amore con la formula scelta per la canzone che mi ha convinto.

Specialmente in vista dell’Eurovision. Si sa, San Remo non è stato pensato per la competizione canora europea che, tra l’altro, è nata dopo, ma per prassi il vincitore del Festival italiano è il candidato numero uno. E dubito che Mahmood, e ora anche il giovanissimo Blanco, dicano di no ad una simile opportunità.

Anche perché, ripeto, la formula escogitata per parlare di amore è vincente.

E’ vincente innanzitutto perché a parlarne sono due ragazzi, come di ragazzi potrebbe essere formato anche quest’anno una buona parte del pubblico della competizione del Festival europeo, a partire da quello italiano (quota dei giovani raddoppiata nel 2021 complice il “fenomeno Maneskin”); e, in questo senso, una vittoria del settantottenne Morandi a San Remo non avrebbe aiutato a coltivare sogni di gloria in Europa, con buona pace del simpatico Morgan. 

E’ vincente perché si parla di amore ad ampio spettro (basta vedere il video della canzone), ossia sia di quello etero che di quello omosessuale, con tutto il corollario del coming out mancato di Mahmood di cui si è discusso, e su cui in questa sede, però, non mi interessa tornare. E’ sufficiente dire che la scelta dei giovani di non esprimere i propri orientamenti col rullo di tamburi, a cui siamo abituati da tempo, mi sembra altrettanto legittima del contrario, soprattutto se il contesto che essi vivono è cambiato rispetto a quello di chi, come me, appartiene alla mezza età, ed è, il loro, il contesto di una sessualità molto più fluida (se non in pratica almeno in teoria), una sessualità, voglio dire, propria delle nuove generazioni, dove rimarcare i propri gusti quasi urlando potrebbe venir considerato un comportamento ormai non più coraggioso, come di fatto nel passato è stato – sia chiaro -, bensì eccessivo, e un po’ teatrale. 

Il punto, però, è che in “Brividi” molti, soprattutto stranieri, che non hanno visto il video di accompagnamento ma solo la performance sul palco, hanno letto una canzone sull’amore omosessuale tout court. Tanto è vero che più di uno dei tanti youtuber che sono abituati a commentare i video musicali bloccandoli ogni istante, si aspettava un bacio tra Mahmood e Blanco quando i due si sono avvicinati e toccati strattonandosi per un attimo. 

E allora la questione  a questo punto è: nessuno in occasione dell’Eurovision, soprattutto all’estero, soprattutto tra i giovani, si aspetterà che Mahmood dica che gli piacciono i ragazzi; a loro basterà osservare il video per supporlo e per veder comunicato un messaggio che a molti europei, soprattutto del Nord, pare normale (a prescindere dal reale orientamento del cantante italo-egiziano, intendo). 

Ma il fatto che Blanco parli di un amore eterosessuale, posto sullo stesso piano di quello cantato da  Mahmood, è qualcosa che può accrescere il valore della canzone oppure no? Proprio il fatto che i ragazzi di oggi, soprattutto in Europa, non abbiano bisogno di un’opera che, ponendo l’amore eterosessuale allo stesso livello di quello omosessuale, sdogani quest’ultimo, dato che per molti di essi è già “sdoganato”, fa perdere valore a “Brividi” ai loro occhi rispetto a quanto è già successo in Italia? 

E’ questa la domanda che mi sto ponendo attualmente per capire le reali possibilità dei due italiani di vincere la competizione europea, facendola riconquistare all’Italia per il secondo anno di fila dopo i Maneskin; che a loro volta, a proposito di “sessualità ambigua” – chiamiamola così – non scherzavano, tanto è vero che esiste un chiaro collegamento tra essi e il duo di “Brividi”; ma mentre al rock dei vincitori dell’anno scorso si sono perdonate, e si perdonano, molte cose, ed anzi ci si aspetta che qualcosa da perdonare ci sia sempre, non così per una canzone come quella di Mahmood e Blanco. 

Essa, infatti, sarebbe andata benissimo se non avesse celato un significato riposto: o meglio, se lo avesse celato senza svelarlo, come di fatto è successo con la performance dei due interpreti sul palco. E’ questo che ha dato fastidio ad alcuni personaggi televisivi agée, ossia un simile tradimento di una certa aspettativa figlia, temo, del ben noto carattere nazionale ipocrita? La scelta cioè di non stare “zitti e buoni” da parte dei due cantanti (e speriamo che tanti altri seguano il loro esempio da oggi in poi), il loro suggerire forte e chiaro (con tutti gli interrogativi del caso, come vedremo) il messaggio che sta alla base della canzone non solo nel video ma pure, senza i necessari filtri, sul palco? Difficile saperlo con certezza. 

Non c’è bisogno di aggiungere a questo punto, però, che chi sostiene che un “sano amore tradizionale” oggi non paga nella canzone europea non è molto lontano dal vero. Tutto sta nel capire con che tono si constati ciò, se con rammarico o con curiosità. Chi scrive opta, naturalmente, per il secondo atteggiamento.

Del resto i due giovani, attraenti anche per via dei movimenti sul palco, e degli sguardi, hanno fatto capire che nulla è monolitico nell’eros, non esistendo un modello sessuale a cui rifarsi, anche se si chiama eterosessualità; non lo è né essa né tanto meno – vorrei sottolineare – l’omosessualità, poste sullo stesso piano nella canzone quasi a elidersi a vicenda, e quindi lo sdoganamento dell’amore gay di cui parlavo prima, conseguenza del suo essere posto al medesimo livello di quello eterosessuale, è stato il passo necessario per arrivare a tale inaspettato risultato, l’elisione reciproca appunto, e per spalancare la porta a quanto è sembrato ovvio a molti durante la rappresentazione del duo, che potrebbe costituire, questo sì, il valore aggiunto di “Brividi”, ed anzi il suo vero significato, agli occhi di numerosi giovani (e meno giovani) europei, una volta compreso che nella canzone non viene espresso l’amore gay tout court. 

Ed insomma, anche all’Eurovision i due sul palco parleranno ognuno del proprio amore, certo, perché questo è quanto suggerisce in primis il video della canzone: o meglio, parleranno dello stesso amore sotto forme diverse, quello etero e quello gay, ma questo non esclude affatto, complici i movimenti, gli sguardi, gli sfioramenti sul palco dei due ragazzi, con Blanco che, ad un certo punto, è sembrato addirittura spogliarsi di fronte a Mahmood, nel momento di togliersi la  mantellina – perché, evidentemente, era necessario che fosse lui a farlo -, questo non esclude affatto, dicevo, che possano suggerire una dimensione in più. 

Quella dimensione, insomma, che, fermandosi solo al cantare, i due non sarebbero stati in grado di comunicare, con buona pace di certi personaggi televisivi italiani. 

Una dimensione, quella bisessuale intendo dire, che per molti è la più sfidante, provocatoria, capace com’è di mettere in gioco ogni cosa: una forma erotica che spesso si nasconde, al contrario delle altre due, per non porre in crisi rapporti e tradizioni consolidate come il matrimonio o il cosiddetto rapporto di coppia, nonostante o appunto perché sia essa stessa, la bisessualità intendo, un gioco su un palco molto più grande di quello dell’Ariston o di qualsiasi altro teatro: ed anzi uno dei giochi erotici, e quindi – per chi scrive – esistenziali, più importanti alla portata dell’uomo e della donna. 

E quindi – sembra dire la rappresentazione di Mahmood e Blanco – fiato alle trombe, viva l’eterosessualità, l’omosessualità e la bisessualità. Ma a questo punto la domanda vera è: siamo stati testimoni di “brividi di pansessualità” sul palco di San Remo, e lo saremo anche su quello dell’Eurovision? A ognuno la propria risposta. Io la mia me la sono già data, ed anzi me la sono data subito, non ho dovuto neppure aspettare la fine della performance.

E se i due riusciranno a “giocare” sul palco dell’Eurovision bene come hanno fatto a San Remo sospetto che anche lì, ed esattamente al PalaOlimpico di Torino, il gioco è fatto; è fatto due volte.

Anche perché, diciamola tutta, per una felice circostanza il paese dove hanno già vinto, l’Italia, sarà anche il luogo dove si esibiranno per competere in Europa. 

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