
Secondo alcun commentatori, sono stati gli ucraini a far saltare i gasdotti sottomarini russi Nord stream 1 e 2 (un attacco che ha rappresentato l’evento clou di questi ultimi giorni prima del bombardamento di Kiev). Non è difficile comprendere perché: o non vogliono perdere i diritti di passaggio del gas russo sul loro territorio, o non vogliono che gli europei ricomincino a comprare grosse quantità di gas dai russi con l’approssimarsi dell’inverno. In tal modo, infatti, la Ue riprenderebbe a fornire grandi risorse alla Russia, e quindi al suo esercito. Per altri a far saltare il gasdotto sono stati gli americani. Infatti, non è stato Biden a dire che, se Putin avesse attaccato Kiev, l’America si sarebbe sbarazzata del Nord stream? Per altri ancora sono stati i britannici, i tedeschi o i russi stessi. A proposito di misteri da chiarire, in questi giorni gli americani hanno raccolto indizi sufficienti per affermare che i mandanti della morte della figlia di Dugin, uccisa da una bomba in auto, sono stati gli ucraini.
Secondo un giornalista della Fox, però, i russi difficilmente avrebbero fatto saltare un proprio gasdotto. Detto questo, davvero gli americani avrebbero sabotato i due Nord stream nel bel mezzo delle acque di paesi della Nato senza avvisarli? E perché avrebbero dovuto farlo, considerato che gli europei si stavano, e si stanno, piano piano sganciando dalle forniture russe? Certo, la Casa bianca avrebbe potuto organizzare il sabotaggio per evitare che anche in futuro gli europei acquistino gas da Mosca, se davvero Biden intende interrompere il legame tra Mosca e la Ue, sgradito sia da un punto di vista economico che geopolitico. Sarebbe stata una decisione, quindi, che andava ben al di là della situazione del momento, e della volontà di indebolire Putin sino in fondo. E’ ben nota la valutazione negativa di Washington a proposito dei recenti legami economici della Ue con Mosca, che rafforzavano la Russia e le sue ambizioni, capaci di sommarsi pericolosamente a quelle della Cina. Ed insomma, sbaglia chi legge la posizione americana in chiave soprattutto economica, come se Washington osteggi da sempre il legame energetico tra Mosca e a Ue solo perché intende sostituirsi alla Russia come fornitore di gas. Ovviamente, anche questo ha un peso, e non a caso il Ministro tedesco dell’economia, Robert Habeck, ha chiesto a Ursula von der Lyen di confrontarsi con gli Usa rispetto ai prezzi altissimi del loro gas liquefatto venduto alla Ue. Come è noto, gli Usa devono sostenere alti costi per la produzione di questi idrocarburi frutto dell’innovazione tecnologica, ma di certo potrebbero fare di più per aiutare gli alleati oltreoceano in piena difficoltà energetica. In compenso, forse perché non costa nulla, Washington ha in questi giorni criticato aspramente il taglio della produzione di petrolio deciso dall’Opec, dato che impedirebbe al G7 di limitare il prezzo del petrolio russo a vantaggio dell’Europa.
Del resto, come notano in molti, non è colpa dell’America se la Russia costituisce una pericolosa democrazia illiberale capace di mantenere l’Europa instabile per decenni grazie al ricatto energetico, se le venisse permesso di prolungarlo. Infatti, il regime a capo di una democrazia illiberale ha per definizione bisogno di creare una situazione del genere per mantenere il potere. Di conseguenza, chi sostiene le ragioni della Russia, ponendole sullo stesso piano di quelle dell’Occidente e dell’Ucraina, lo fa agendo da “utile idiota” di una tirannia nemica non solo dell’America, ma dell’Europa. In effetti, Mosca non ha mai amato la Ue e quanto rappresenta, e ha attaccato Kiev per il suo avvicinamento all’Unione, prima ancora che alla Nato, come ho già ripetuto più volte; e cioè, per la sfida mortale che ciò rappresentava agli occhi del Cremlino sul piano politico ed economico. Secondo alcuni osservatori, l’amicizia di Putin per il Vecchio continente è una farsa a cui però, purtroppo, molti europei nemici dell’America continuano a credere volentieri. Probabilmente, Washington non conta sullo sviluppo democratico della Russia in tempi stretti una volta uscito di scena Putin, il cui futuro, peraltro, non è ancora chiaro. Se il tiranno russo rimanesse al potere ancora a lungo, questo succederebbe o per via di una serie di forti concessioni da parte dell’Ucraina o per via di una decisione estrema contro Kiev come l’uso dell’atomica. Valutando questo secondo scenario, Washington si può essere convinta a fare scelte drastiche capaci di agire da deterrente. L’attacco al Nord stream costituirebbe un buon esempio di decisioni del genere.
Per molti, però, i primi indiziati sono i russi, furiosi per il “tradimento” dei tedeschi. Ovviamente, un attacco simile dimostrerebbe che Mosca non creda in un ritorno alle forniture pre guerra all’Europa in tempi brevi, se mai si potrà tornare ad una simile situazione. Il che mostra con chiarezza la diffidenza russa nei confronti del Vecchio continente, ma anche la valutazione del Cremlino circa i tempi inevitabilmente lunghi del conflitto stesso.
Ma davvero Putin sta pensando di uscire dall’angolo in cui si è ficcato solo a suon di atomiche? In effetti, ha, sì, invitato gli ucraini al tavolo delle trattative, ma a patto che non si permettano di chiedere indietro i territori nei quali si sono tenuti i referendum. Ovviamente, Putin sa di spingere in tal modo Zelensky a rifiutare qualunque incontro, a riabbracciare l’idea di aderire alla Nato e ad accettare uno scontro finale con la Russia, vantaggioso per Mosca. Non prima, però, di aver indossato la veste dell’aggredito di fronte al popolo russo, dato che il resto del mondo (comprese Cina e Turchia) sanno benissimo che Putin sta facendo solo una sceneggiata a uso interno.
In conclusione, il Capo del Cremlino ha deciso una mobilitazione parziale per due motivi. Da un lato, per procedere per gradi e preparare il terreno all’uso dell’atomica; dall’altro, per aumentare di settimana in settimana la paura dei russi di essere chiamati alle armi e, di conseguenza, il loro desiderio che la guerra finisca costi quel che costi prima possibile. Ed insomma, come al solito Putin intende condividere con altri le responsabilità di una guerra feroce, senza esclusione di colpi. Lo aveva fatto prima, spingendo i suoi uomini a macchiarsi di reati contro l’umanità per via di stragi come quella di Bucha; e lo fa ora, coinvolgendoli nella scelta di usare l’atomica. In tal senso, i politici ucraini hanno visto giusto quando hanno sostenuto che i russi non si devono prestare al gioco di Putin, e se lo fanno sono a propria volta responsabili di crimini contro l’umanità.
Ovviamente, Putin ha sempre potuto contare sui membri del regime che sostiene e da cui è sostenuto. Secondo alcuni, però, diverse cose stanno finalmente cambiando. Molti alti funzionari del sistema putiniano non sono affatto convinti che l’opzione nucleare sia realistica. Dopodiché sanno che non possono fare a meno di Putin per mantenere prestigio, potere e denaro. A meno che qualcuno di loro, particolarmente abile, non sia in grado di organizzare una congiura di palazzo utile a deporre Putin, fermare la guerra e mantenere in vita il regime. Ovviamente, un individuo del genere dovrebbe godere del sostegno dell’esercito, e anche del popolo, se accettasse di sottoporsi al voto come ha fatto Putin sino alle ultime elezioni.
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